Sisma in Turchia

Sisma in Turchia  17 Agosto 1999

Il giorno 17 agosto alle ore 3.03 un sisma di forte intensità ha colpito  la Turchia causando forti danni e perdite di vite umane.

Alle ore 9.00 il Sig. Luvera Consolato chiedeva a Landinetti Pasquale la disponibilità a partecipare ad una missione di soccorso in qualità di unità cinofila. Insieme  a Landinetti dava la propria disponibilità il sig. Gentile Vincenzo, anch’egli unità cinofila. Da quel momento entrambi erano in allertamento in attesa di conferma.

Il giorno 20 alle ore 15.00 si aveva la convocazione per la partenza, che sarebbe avvenuta il giorno 21 alle ore l0.00 da Roma.

Pertanto si mettevano in atto tutte le procedure per la preparazione del gruppo Effettuati i contatti telefonici necessari si conveniva di raccogliere in Napoli le U.C. Landinetti, Gentile cui si univano  la U.C. Maiello Luigi, tutti del gruppo di S.Anastasia e  la U.C. Ferri Valeria proveniente da Bari. Da Napoli con il furgone messo a disposizione dalla Associazione Volontari “Unità Cinofila Partenopea attrezzato per il trasporto di unità cinofile, si procedeva alla volta di Roma presso il CONE. 

Alle ore 07.30 il gruppo veniva ricevuto dal Maggiore Rocchi del Corpo Militare che provvedeva a fornire le istruzioni del caso e dava disposizioni necessarie per la conclusione dei preparativi della missione. Tra l’altro, su conforme parere di tutti i partecipanti, incaricava lo scrivente di coordinare la squadra. Nel corso del briefing il dr. Ghebre si metteva in contatto telefonico e dava ulteriori chiarimenti e istruzioni. 

Situazione: il gruppo costituito dalle unità cinofile Landinetti – Sun, Gentile -Rudy, Maiello – Lisa, Ferri – Lucky sarebbe partito, via aereo, alla volta di Istanbul. Qui sarebbe stato ricevuto da rappresentanti della Mezza Luna Turca, che avrebbero dato successive istruzioni circa l’utilizzo delle U.C. 

Completato l’equipaggiamento si proseguiva con mezzi del CONE alla volta dell’aeroporto e, finalmente, si partiva alle ore 12.15. 

Giunti ad Istanbul si veniva ricevuti da una interprete locale e da una rappresentante della Mezza Luna che facilitavano le formalità di rito presso la locale dogana. 

Il nostro gruppo si univa un rappresentante delle autorità turche che era in contatto con il Centro Coordinamento Soccorsi, il sig. Arkan. Ricevute le istruzioni dal CCS si procedeva verso la nuova destinazione. 

Situazione: a disposizione del gruppo veniva messo un furgone civile con autista su cui trovavano posto personale, cani e bagagli unitamente alla interprete, scortati da una vettura con insegne del Soccorso Alpino locale (AKUT) su cui prendevano posto il Sig. Arkan e il suo autista. 

Le istruzioni erano di raggiungere la località di CINARCIK, ove secondo il CCS non erano ancora giunte squadre di soccorso. 

Il viaggio di trasferimento durava circa 4 ore (dalle ore 16.00 alle ore 20.00 ora locale). Veniva utilizzato anche un passaggio con traghetto per aggirare i percorsi stradali danneggiati e/o intasati. 

CINARCIK

ORE 20.00

Una volta a Cinarcik il Sig. Arkan si recava presso il locale Municipio per aggiornarsi della situazione. In pratica l’intera cittadina aveva subito danni notevoli alla quasi totalità delle abitazioni e si segnalavano numerose vittime. I danni maggiori erano concentrati in grossi complessi abitativi, di cui uno di almeno 100 nuclei familiari. La fornitura di energia elettrica, acqua e gas erano state sospese e l’intero tessuto sociale era seriamente compromesso, nessuna attività commerciale era attiva. La popolazione aveva provveduto a costruire ripari di fortuna in maniera estemporanea e autonoma. Mancavano centri di riferimento e di soccorso di qualunque tipo.

Non si segnalavano presenze di squadre di soccorso locali. Gli unici soccorsi organizzati erano costituiti da una unità medica (3/4 elementi) proveniente dalla Grecia e da un gruppo polacco con unità cinofile e attrezzature di recupero al seguito.

Proprio questo gruppo richiedeva la nostra collaborazione per verifiche di ricerca con unità cinofile. Le ricerche effettuate confermavano l’assenza di vittime in quell’area.

Esaurita questa collaborazione venivamo chiamati ad effettuare delle ricerche in un fabbricato dove un’ora prima era stato estratto un bambino

ORE 21.30

Le U.C. Gentile e Landinetti segnalavano la presenza di vittime. Poiché i soccorsi erano effettuati da civili locali con mezzi di fortuna e macchine operatrici private, privi di qualunque tecnica operativa lo scrivente riteneva utile fornire indicazioni agli astanti. Grazie alla preziosa collaborazione della interprete e alla consenziente collaborazione dei presenti, di fatto,  la direzione delle operazioni di scavo passava sotto la nostra responsabilità e direzione.

 Dopo circa 15 minuti venivano riportati alla luce i corpi di una donne e di due bambini, risultanti madre e fratelli del piccolo superstite.

ORE 22.00

Fine ricerche. Si procedeva quindi alla sistemazione del campo. Si montavano le due tende al seguito e si consumavano razioni di fortuna reperite sul posto (vedi note materiali). Per il montaggio del campo veniva utilizzato un piazzale il cemento adiacente una stazione dei Vigili del Fuoco locali, che stranamente non partecipavano alle operazioni di soccorso.

La stazione era costituita da due locali a piano terra con un servizio igienico annesso, la forza presente era di 7/8 unità.

ORE 24.00

Si riprendevano le operazioni di ricerche in nuove aree senza esito fino alle ore 01.30.

Durante la notte venivano avvertite due scosse di media intensità che contribuivano ad aumentare lo stato di stress e di prostrazione della popolazione.

GIORNO 21.8

            ORE 06.30

Dopo la sveglia il sig. Arkan richiedeva istruzioni al CCS che ci dirottava su Yalova. Levato il campo si procedeva verso questa nuova località.

Giunti sul posto. Arkan ci informava che le autorità locali avevano deciso di interrompere le ricerche e pertanto ci ponevamo in libertà. Va sottolineato che il sig. Arkan esprimeva il proprio disappunto.

Sulla strada verso Istanbul ci fermavamo presso due piccoli municipi che dichiaravano di non aver bisogno di ulteriori ricerche.

Visto che il sig. Arkan ritenendo non più utile il nostro intervento ci stava riportando in aeroporto per il rientro in Italia lo scrivente si metteva in contatto con il maggiore Rocchi e il dr. Ghebre per ricevere istruzioni. Dopo alcuni contatti telefonici si riteneva utile porci a disposizione della missione di soccorso italiana del Dipartimento della Protezione Civile che aveva fissato il proprio campo a IZMIT presso il locale stabilimento della Pirelli.

IZMIT

Nel campo Pirelli eravamo ricevuti dal dr. Galanti, Responsabile della Missione, il quale dopo essersi informato circa il nostro gruppo, pur dichiarandosi immediatamente disponibile ad offrirci la migliore sistemazione e collaborazione possibile, rilevava un problema oggettivo di mezzi di trasporto.

Ricontattato il dr. Ghebre, tra questi e il dr. Galanti si trovava un immediato accordo circa la risoluzione del problema.

GIORNO 22.8

ORE 07.00

Unitamente al gruppo dei Vigili del Fuoco del Comando di Roma ci si portava, con mezzi dello stesso, ad ADAPAZARI. 

Qui si effettuavano ricerche di conferma, con esito positivo, in una zona precedentemente segnata dalle altre U.C. italiane che avevano abbandonato la zona ed erano state dirottate verso altri siti con i VVF del Comando di Pisa.

Nei posti segnati dalle U.C. veniva estratto un corpo in tarda serata. 

Nel corso di altre ricerche effettuate nello stesso edificio veniva segnalato un nuovo punto da parte delle nostre U.C. . La precisione e l’insistenza delle segnalazioni facevano aprire un nuovo fronte di scavo che il  giorno successivo dava esito positivo facendo estrarre una altra vittima

        GIORNO 23.8

Per tutta la giornata aggregati ai VVF di Roma procedevamo ad operazioni di ricerca e controllo di segnalazioni provenienti dalle autorità locali e da civili.

Venivano effettuate numerose ricerche in diverse aree di Adapazari tutte con esito negativo.

Vale la pena ricordare che l’assenza di altri inequivocabili segni, confortati dall’esito delle nostre ricerche faceva decidere di volta in volta al Funzionario presente di non avviare operazioni di scavo.

A fine giornata durante il briefing con il dr. Galanti venivamo informati che le autorità turche avevano deciso di interrompere le attività di ricerca. Pertanto venuto meno il nostro principale scopo, su conforme parere del dr. Galanti si richiedeva l’autorizzazione al rientro in Italia.

E’ opportuno segnalare che, poiché contraddistinti dall’inequivocabile emblema di Croce Rossa, al personale impegnato, oltre ai compiti specifici di unità cinofila, per tutta la durate delle operazioni, è stata richiesta una continua opera di primo soccorso e cure sia da parte dei locali che dalle altre componenti la missione italiana.

  GIORNO 24.8 

  Rientro in Italia. Prelevati all’aeroporto dal Maggiore Rocchi si procedeva prima presso  la Presidenza Generale per un primo rapporto al dr. Ghebre quindi verso il CONE per la consegna materiale ed equipaggiamento. In serata il personale raggiungeva le rispettive sedi di domicilio. 

Una menzione a parte merita  la U.C. Ferri. Alla sua prima esperienza operativa in campo internazionale ha dato una ottima risposta. il suo inserimento tra elementi di provata capacità ha permesso di poterla utilizzare in tutte le situazioni e compiti che la missione richiedeva, poiché la “rete di protezione” avrebbe evitato di comprometterne gli esiti positivi qualora si fossero presentati cedimenti da parte della Ferri.

La prova di preparazione professionale e le capacità umane dimostrate hanno ampiamente soddisfatto la fiducia riposta in questo giovane elemento, che ha affrontato tutte le situazioni con zelo e partecipazione. Non ha avuto bisogno (nè li ha richiesti) di particolari trattamenti preferenziali assolvendo tutti gli incarichi affidati , dalla ricerca al recupero salma. Anzi la sua presenza è stata preziosa nel prestare cure alle donne che si presentavano ovviando possibili barriere sessiste. 

A margine di quanto riferito è vivo desidero del personale tutto esprime un grazie particolare al dr. Ghebre; al maggiore Rocchi e al personale del CONE tutto, che in ogni modo hanno fatto sentire la presenza dell’Organizzazione in ogni momento della missione. 

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Cape Town, South Africa

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