Frana di Quindici

Alcune strade non esistono più
completamente sommerse dal fango 

Quindici trasformata
in un teatro di guerra

 

QUINDICI (Avellino) – A Quindici, in provincia di Avellino, l’opera dei soccorritori, che è proceduta per tutta la notte, solo in mattinata è riuscita ad aprire i primi varchi tra il fiume di fango che ha investito il paese. Via Fontana e via Casamanzi non esistono più, il fango ha ricoperto ogni cosa, strade e automobili. I vigili del fuoco da questa mattina hanno tratto in salvo con gli elicotteri dell’aeronautica una quindicina di persone rimaste bloccate nelle case al centro del paese dove il fango è profondo anche due metri.

Alcune strade del centro sono state liberate. I tre cadaveri avvistati, dopo quello recuperato della poliziotta Marilena Casu, non sono stati ancora recuperati. Il capo di gabinetto della prefettura di Avellino, Pasquale Napolitano, ha detto di non poter fare ancora un bilancio preciso delle vittime e dei dispersi, i quali secondo alcuni abitanti della zona potrebbero essere una decina.

Circa trecento uomini sono impegnati nelle operazioni di soccorso. Numerose persone che erano salite sui tetti delle abitazioni per sottrarsi al pericolo di essere risucchiati dalle colate di fango e che temevano di scendere per il timore di restare invischiati nella melma sono stati portati in salvo con gli elicotteri. Vigili del fuoco e tecnici della Protezione civile stanno verificando la staticità dei fabbricati. Inagibile al momento anche il palazzo del municipio, che è a ridosso della zona dove era scivolata la colata di fango.

Le ruspe stanno scavando ancora freneticamente. In piazza si cercano ancora la farmacista e una sua cliente. “Quando il fango è giunto giù – ha detto un contadino che si è unito ai soccorritori – nella farmacia c’erano almeno altre due persone ed un’ altra deve essere ancora sepolta lì sotto”. A testimoniare la violenza del fango c’è una casa completamente sventrata, di due piani; un’intera facciata della villetta è stata praticamente demolita; un ferro da stiro è ancora in bilico su una mensola della cucina che sporge nel vuoto. “In questa palazzina – afferma un soccorritore – c’era una coppia di coniugi, la donna dovrebbe essere ancora sepolta nel fango”.

In via Forno, a pochi metri dalla piazza del Municipio, il fango è pochissimo, non ha neppure ricoperto il manto stradale. Ma a monte della strada a bloccare la massa fangosa c’è un “tappo” formato da una decina di automobili rovesciate e contorte come giocattoli che la furia del “fiume” di terra e acqua ha spinto con violenza verso l’imboccatura della strada. “C’è anche un nostro mezzo – dice un vigile del fuoco – Ieri prima che la tragedia accadesse noi eravamo già qui. Purtroppo non è stata sufficiente”.

In via Casamanzi i soccorritori insistono a cercare anche con l’ausilio di cani addestrati, forniti dai volontari della protezione civile dell’unità cinofila partenopea. Il lavoro si svolge con ogni mezzo dalle pale ai caterpillar che muovono ingenti masse di acque e detriti. “Non si riesce a comprendere – afferma un volontario che partecipa alle operazioni di soccorso – come il fango possa aver trascinato automobili piegando travi d’acciaio e abbattuto case, trasformando Quindici in un teatro di guerra”.

(6 maggio 1998)

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Cape Town, South Africa

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