ADDESTRARE IL CANE

 

Introduzione

Quello che segue non è un manuale per la preparazione delle U.C. da soccorso, ma un brevissimo sunto del programma che seguono le nostre U.C. prima di essere impiegate in operazioni di soccorso.

Il cane ha un posto predominante nel team in quanto l’aiuto che può dare nel caso di una ricerca è fondamentale, grazie all’elevato sviluppo del suo senso dell’olfatto.

Le U.C. per raggiungere l’operatività necessaria per il soccorso seguono un periodo di addestramento di circa due anni. Considerando che al conduttore è richiesto di lavorare almeno un’ora al giorno con il cane e che si effettuano sedute di addestramento settimanali di circa quattro/cinque ore avremo che le U.C. trascorrono insieme un periodo di 500/600 ore di lavoro all’anno. Solo dedicandosi con impegno e passione a questo gravoso impegno si può ottenere una unità cinofila affidabile in ogni situazione. Capace di lavorare in ogni ambiente senza distrazioni, concentrata nella sua missione di ricerca, capace di superare ogni ostacolo e segnalare con precisione il ritrovamento del disperso.

In questo lungo periodo le due componenti della U.C. imparano a comunicare tra loro ed a cooperare per il fine ultimo della localizzazione e la segnalazione del disperso. La loro intesa diventa ogni giorno sempre più intensa e il cane riconosce il proprio conduttore come “capobranco”.

Tra i due chi generalmente ha più difficoltà a comunicare è decisamente l’uomo. Durante il percorso formativo ai conduttori vengono date tutte le informazioni per capire e farsi capire dal proprio compagno. Il nostro metodo addestrativo è basato sull’asse Istruttore – Conduttore – Cane. Ogni conduttore impara a diventare il  leader (Capobranco) di questa unità, ad istruirlo e gestirlo correttamente sia in “ordinario” che in emergenza. Il cane non è una macchina o un attrezzo che può essere riposto fino all’esercitazione successiva, ma un essere vivente cui dobbiamo garantire un benessere psico-fisico ottimale.  Occorre quindi una passione cinofila che sia alla base del rapporto uomo – cane. Su questa passione si andranno ad innestare le conoscenze specifiche per diventare una unità cinofila da soccorso.

Il metodo di addestramento della nostra Associazione è basato sull’esaltazione degli istinti naturali, sul gioco e sul condizionamento. Sono vietati ogni forma di violenza o costrizione che priverebbero il cane dell’iniziativa necessaria, che lo renderebbero uno schiavo e non un compagno. Tutte le attività vengono insegnate  attraverso il gioco e il rinforzo positivo dei comportamenti desiderati.

L’addestramento si articola in tre fasi :OBBEDIENZA – PALESTRA – RICERCA

Obbedienza

Con l’obbedienza il conduttore impara a gestire il proprio cane e a controllarlo.

Il cane deve essere sempre “in mano ” al conduttore in ogni situazione.

Vengono insegnati al cane gli ordini di base (Condotta con e senza guinzaglio, Seduto, Terra, Resta). Ordini che tra l’altro riteniamo che qualunque cane che viva “in società” debba eseguire.

Dapprima il conduttore lavora con il proprio cane da solo, poi, via via portiamo la U.C. a lavorare in gruppo facendo eseguire a tutti i cani i comandi di base incrementando la socievolezza dei soggetti.

Infine tutti gli esercizi vengono eseguiti in presenza di distrazioni. Con il tempo il cane impara ad operare concentrandosi solo sul conduttore senza essere distratto dalla presenza di altri cani, persone o attrezzature in opera.

Palestra

Con la palestra  la U.C. impara a superare i più svariati ostacoli. Il conduttore impara come guidare il cane e questi a fidarsi del proprio conduttore nel superare le difficoltà che incontra sul suo cammino. Il cane impara a superare travi, cunicoli, scale. Nel corso del programma di addestramento è importante variare sempre gli ostacoli e le situazioni affinché il cane possa essere pronto a superare tutte difficoltà operative che si troverà ad affrontare.

A differenza di altre discipline ai nostri cani non è richiesta l’esecuzione in velocità degli esercizi, anzi il cane deve valutare ogni volta lo stato dell’attrezzo e procedere con cautela.

Anche gli ostacoli sono una occasione di socializzazione e cooperazione.

In questa foto si vedono tre soggetti inviati sulla trave.

Prima hanno dovuto superare una scala e  dopo che al primo è stato dato il “resta” gli altri cani si fermano a seguire e tutti restano in attesa dei nuovi comandi dei conduttori.

Con gli esercizi di palestra si inizia a preparare il cane all’impiego operativo. L’invio in avanti o nel tunnel è sostituito con l’invio in un edificio.

Successivamente dopo l’invio sarà richiesto al cane di effettuare una ricerca.

Il cane impara ad operare in autonomia senza la presenza del conduttore ( che talvolta influenza il cane nella ricerca).

Nella realtà operativa il conduttore potrà operare da zone sicure ed inviare il cane. Solo in caso di segnalazione positiva le squadre di recupero provvederanno ad accedere all’interno dell’edificio e al recupero del disperso.

Questo affiatamento tra squadre Cinofile e S.A.R.  è indispensabile nelle tecniche USAR (Urban Search and Rescue) dato che in operatività prevedono una assidua collaborazione tra Unità cinofile e operatori S.A.R.

Proprio per favorire questa cooperazione che le nostre U.C. e gli operatori del gruppo S.A.I. operano e si esercitano insieme.

Spesso sul nostro campo ospitiamo altre Organizzazioni che si occupano di soccorso sanitario, antincendio sia per creare affiatamento tra i Gruppi sia per abituare le U.C. ad operare con estranei diversi.

Completa la formazione l’addestramento a utilizzare qualunque mezzo di trasporto. Furgone, fuoristrada, nave, aereo, elicottero. Il cane e il suo conduttore dovranno essere preparati e sapere il comportamento da tenere su ogni mezzo.

Grazie alla collaborazione dei Vigili del Fuoco abbiamo avuto modo di effettuare prove di volo e di imparare il corretto comportamento dei cani e dei conduttori nelle fasi di imbarco e sbarco.

Prove risultate poi utili per l’imbarco per le operazioni reali di Soverato 2000 e del Molise 2002.

Ricerca

Con la ricerca si affina quell’intesa fra le due componenti affinché la regia dell’operazione sia sempre del conduttore, ma la effettiva ricerca la esegua il cane in piena autonomia. La nostra organizzazione forma i propri ausiliari con la tecnica del “cono di odore”. Questo significa che i cani sono addestrati a ritrovare un disperso utilizzando appunto il cono d’odore che il corpo umano lascia nell’aria. Il cane procede fiutando l’aria e con le indicazioni del suo conduttore ricopre tutta l’area di ricerca, entrato nel cono di odore lo segue aggiustando la propria corsa fino al ritrovamento del disperso. Qui inizia la segnalazione.

E’  nella ricerca che il cane dà prova di aver capito il suo compito e che si impegna a portarlo a termine. L’addestramento alla ricerca si articola in più fasi.

In una prima fase il cane ricerca il conduttore. L’affetto che lo lega al capobranco è la molla che lo spinge a ricercare il suo leader. Quando lo avrà trovato sarà per lui una gioia e una esperienza indimenticabile.

Rafforzando questo momento con opportuni accorgimenti la “ricerca” si fissa nella mente del cane come una esperienza positiva.

Si passa poi un estraneo.

Parallelamente sin da piccolo si insegna al cane ” l’abbaio passivo “. Questo esercizio consiste nel stimolare l’abbaio, sempre più insistente e duraturo, per ottenere il premio (bocconcino, salamotto etc.).

Quando il cane si avvicina ad un estraneo (figurante) questi al primo segno di abbaio lo premia.

Dopo questa fase il figurante si nasconde “a vista”. Il cane cioè lo vede sparire,  sapendo che ha il suo premio lo raggiunge e…  abbaia per ottenerlo.

Ormai siamo alla fine del percorso…

Il gioco si ripete: figurante dopo aver giocato con il cane si nasconde non facendosi vedere…

Il cane viene portato sull’area di ricerca dal conduttore e invitato alla ricerca.

Il cane ormai sa che il figurante è nascosto da qualche parte, si impegna a ricercarlo e guidato dal suo conduttore esplora il tratto di terreno assegnato.

Cerca … cerca ….  cerca e …. finalmente lo trova. Un forte abbaio e ottiene il suo premio!!

Facile no!!!

In superficie il percorso formativo è quasi uguale. Dopo le prime ricerche a vista il figurante sparisce alla vista del cane e si nasconde nel bosco. Con l’addestramento vengono aumentate le distanze tra conduttore e cane. Quest’ultimo viene inviato in battuta sul terreno. Un cane può battere più o meno il terreno battuto da una ventina di uomini.

Il cane nei suoi passaggi cerca sia le piste a terra che il “cono d’odore” emesso dal disperso e lo segue fino ad incontrare l’uomo. Poi inizia a segnalarne la presenza con l’abbaio e resta in attesa del conduttore senza lasciare la posizione.

Il difficile non sta nell’insegnare al cane a ricercare, è un istinto naturale scovare una preda, ma a segnalare nel giusto modo quello che ha trovato. Noi vogliamo che il cane segnali in modo certo e inequivocabile di aver trovato una persona sia con la mimica (vedi foto marcaggio) sia con un abbaio forte, deciso e persistente.

Sia che effettui la ricerca  in superficie che in macerie dopo la segnalazione dovrà restare sull’uomo o sul punto di segnalazione in attesa del conduttore.

Non dovrà distrarsi vedendo gli altri operatori. Non dovrà avere comportamenti aggressivi verso il figurante. Resterà sul posto rimanendo insensibile ai richiami o alle grida di altri o del figurante.

Alla fine dovrà operare in situazioni come quella delle foto e continuare a fare comunque il suo “gioco” …

Cercare quel benedetto figurante che ha il suo “premio” e chissà stavolta dove si sarà nascosto!

Durante tutto il programma non vi sono limiti all’inventiva nella preparazione di una U.C., perché la realtà operativa sarà sempre diversa.

Ogni intervento presenterà uno scenario operativo diverso.

Tipo di maceria, condizioni meteo, rumori, operatori e macchine presenti, tipi di odore di fondo, ostacoli da superare … tutto sarà diverso dal nostro campo abituale da addestramento.

A questo va aggiunto che il conduttore  sarà sotto stress per l’impatto emotivo del disastro, per la stanchezza del protrarsi delle operazioni, per l’emozione di sapere che stavolta non è un gioco, ma che dalle sue decisioni può dipendere la vita di una persona.

Il cane operativo

Analizziamo ora il cane.

La coppia uomo – cane è perfettamente complementare. Difatti i sensi del cane che l’uomo utilizza sono l’olfatto e l’udito (in pratica i sensi che l’uomo ha meno sviluppato). La superiorità del cane è facilmente intuibile in questi numeri: l’udito del cane ha una frequenza di udibilità che varia da  20 a 50.000 cicli al secondo. Si pensi che l’uomo definisce ultrasuoni quelli che vanno oltre i 20.000 cicli. Inoltre il cane ha una sensibilità almeno 5 volte superiore all’uomo, il che gli consente di sentire a  20 metri quello che noi percepiamo a soli  5 metri .

Ma dove il cane ha del sorprendente è sicuramente nell’olfatto. Innanzitutto l’olfatto per il cane corrisponde alla nostra vista; il mondo esterno per il. cane è essenzialmente un mondo di odori come per noi è un mondo di immagini. Alcuni dati ci faranno meglio comprendere la enorme superiorità dell’olfatto del cane:

– la mucosa olfattiva nel cane è di 50 cmq contro i 5 cmq. dell’uomo, inoltre a causa del diverso spessore della mucosa si hanno nel cane circa 225 milioni di cellule olfattive contro i circa 5 milioni nell’uomo.

Bastano quindi livelli bassissimi di odore perché il cane li percepisca. Noi abituiamo il cane a rispondere con un comportamento ben definito in presenza di una fonte di odore, nel nostro caso la presenza di un uomo.

L’uomo attraverso l’aria espirata, le secrezioni cutanee e la desquamazione della pelle è una fonte di odore di tipo organico ed animale, quindi molto percettibile dal cane.

Questo flusso odoroso tende a fuoriuscire dalla massa delle macerie anche con funzioni vitali minime. L’odore dura, per diverse ragioni, anche nelle prime ore dopo la morte dell’individuo, pertanto il cane segnalerà anche la presenza di cadaveri.

Nel secondo caso però il comportamento del cane sarà tanto più diverso dal normale quanto più sarà diverso l’odore del disperso rispetto ad un vivo.

Sarà il conduttore a leggere quei segnali inconfondibili del comportamento del cane che determineranno la segnalazione.

IMPIEGO OPERATIVO

L’impiego di una U.C. non ha i limiti di scenario imposti ad altri strumenti, quali i geofoni, può essere sempre utilizzata e ha una velocità di ricerca decisamente superiore a qualsiasi altro strumento.

Un cane operativo viene testato a ricercare quattro dispersi su un’area di 2000 mq di macerie.

Nel caso di ricerche su macerie la tempestività dell’intervento è fondamentale. Se vi è una segnalazione, confermata, in un punto ben preciso, il direttore del soccorso potrà impostare un intervento mirato in un’area ben definita senza disperdere le forze su tutto il fronte delle macerie.

Se poi, la segnalazione delle U.C. collima con quanto l’esperienza operativa insegna, la presenza di un disperso è pressoché certa.

Comunque in assenza di segnalazioni non vi sono impedimenti affinché si proceda con i metodi tradizionali di ricerca e scavo.

Il cane non va visto come artefice unico della ricerca, ma va inserito fra gli strumenti a disposizione del direttore delle operazioni per valutare la priorità degli interventi.

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